Don Lorenzo Milani. L’uomo che insegnò ad interessarsi a tutto( “I care” – “Tutto era scuola” ).

“Voi – diceva – non sapete leggere la prima pagina del giornale, quella che conta e vi buttare come disperati sulle pagine dello sport. E’ il padrone che vi vuole così perchè chi sa leggere e scrivere la prima pagina del giornale è oggi e sarà domani dominatore del mondo”. Aveva una dialettica e una capacità di leggere dentro straordinaria. Riusciva in ognuno a toccare e far vibrare la corda più sensibile.

Nella sua scuola raccolse giovani operai e contadini di ogni tendenza politica, presenza che mantenne e ampliò perchè dimostrò di servire la verità prima di ogni altra cosa: “vi prometto davanti a Dio che questa scuola la faccio unicamente per darvi una istruzione e che vi dirò sempre la verità di qualunque cosa, sia che serva alla mia ditta, sia che la disonori, perchè la verità non ha parte, non esiste il monopolio come le sigarette”, disse ai suoi giovani uno dei primi giorni di scuola a Calenzano; una scuola dove l’impegno sindacale e quindi l’impegno sociale era considerato come un preciso dovere a cui un lavoratore cristiano non poteva sottrarsi. Attraverso la scuola ed i suoi giovani conobbe i veri problemi del popolo. Entrò nelle famiglie come uno di loro pronto a dare un aiuto su qualunque questione.

Operava per far prendere coscienza ai giovani operai sulla necessità che divenissero protagonisti del loro futuro rifuggendo da schieramenti preconcetti, ma distinguendo sempre il vero dal falso. Ragionando sempre con la propria testa.

 

La sua scuola accoglieva solo operai e contadini, perchè intendeva eliminare la differenza culturale che esisteva tra questi e altri strati sociali. Per questo la definiva scuola classista, nel senso cioè di scelta dei poveri.

 

Un giorno un ragazzo di solida famiglia cattolica gli disse: “ma lei insegna anche a lui che è comunista e dichiarato nemico della Chiesa ? Io gli insegno il bene – rispose – gli insegno a essere un uomo migliore, e se poi continua a rimanere comunista, sarà un comunista migliore.”

 

 

E’ sempre nella veste di educatore che rivendica l’assoluzione da un’accusa che lo definisce un cattivo maestro. Parole come libertà di stampa, responsabilità e obbedienza trovano nel suo vocabolario significati diversi: ” Un sacerdote che ingiuria un carcerato ha sempre torto. Tanto più se ingiuria chi è in carcere per un ideale. Non avevo bisogno di far notare queste cose ai miei ragazzi. Le avevano già intuite. E avevano anche intuito che ero ormai impegnato a dar loro una lezione di vita. Dovevo ben insegnare come un cittadino reagisce all’ingiustizia. Come ha libertà di parola e di stampa. Come il cristiano reagisce anche al sacerdote e perfino al vescovo che erra. Come ognuno deve sentirsi responsabile di tutto. Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande:

 

I CARE

 

E’ il motto intraducibile dei giovani americani migliori. “Me ne importa, mi sta a cuore”.

E’ il contrario esatto del motto fascista “Me ne frego””.

 

Una scuola unica al mondo e diversa da tutte le altre: diversa negli orari, diversa negli obiettivi, diversa nei metodi, diversa nei contenuti. A Barbiana tutto era scuola e scuola esigente.

 

Erano scuola le visite: gli ospiti si confrontavano con i ragazzi e diventavano loro insegnanti per le loro competenze.

 

Era scuola la lettura della posta e del giornale che veniva letto ad alta voce tutti i giorni e diventava occasione per fare geografia e storia contemporanea, per approfondire le questioni sociali, politiche e sindacali. Ogni articolo veniva sviscerato a fondo con costruttiva criticità, separando le forzature di parte dalle verità. Era scuola l’osservazione delle stelle, imparare a sciare, a camminare sui trampoli, a nuotare, a dipingere dal vero. Era scuola l’apprendimento della lavorazione del legno e del ferro, per questo furono attrezzate due stanze al piano di sotto della canonica: la fucina e l’officina per lavorare il legno e il ferro. Qui si costruivano gli oggetti utili per la scuola, la chiesa e la casa.

Era una scuola a tempo pieno, dalle 8 del mattino fino alle ore 7 di sera, con una breve interruzione per mangiare. Chi non abitava vicino, mangiava sui tavoli della scuola il fagottino che si era portato da casa.

 

Le tante ore di scuola consentivano di andare a fondo ad ogni materia. Spesso il risultato finale dello studio veniva visualizzato con grafici appesi alle pareti della scuola. Ad esempio i grafici della composizione del Parlamento sono il risultato di mesi e mesi di approfondimento: occorreva saper tutto dei partiti, come erano nati, quale era la loro ideologia, chi li guidava, la loro forza elettorale, le loro posizioni caratterizzanti e ancora la composizione dei vari Governi,la conoscenza della macchina organizzativa, i regolamenti della Camera e del Senato, i Gruppi e le Commissioni parlamentari.

 

Vi era sempre corrispondenza fra lo studio teorico e la pratica.

Quando i ragazzi impararono a comporre i mosaici con i vetrini colorati, subito si passò a decorare le vetrate della chiesa e poi fu realizzato un monachello scolaro che don Lorenzo battezzò “santo scolaro” in onore ai ragazzi che chiamava scherzosamente i miei sei piccoli monaci.

 

L’apprendimento della lingua italiana e delle lingue straniere erano centrali a Barbiana. Alcuni metodi originali si trovano lungo il percorso come lo studio delle lingue straniere con i dischi, lo schema per la coniugazione di verbi o il disegno per l’uso del verbo potere e dovere in tedesco.

 

Il percorso didattico è il frutto di un anno di ricerche e lavoro fatto dalla Fondazione che ha recuperato gli originali e ricostruito quanto disperso con l’aiuto di foto e testimonianze di allievi.

Il percorso coinvolge anche l’esterno, cioè i pergolati e la piscina e si chiude con uno sguardo al paesaggio e al cimitero.

 

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Pubblicato da Alme Sol

L'istruzione è l'unica arma di cui disponiamo. Senza siamo prigionieri degli altri.

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