Polvere. Tanta polvere.
Aprendo la porta un raggio di luce s’insediava bruscamente nella stanza dalle lenzuola grigie che una volta dovevano essere bianche. Lo stridore della porta che grattava il pavimento vechio e consunto era una violenza viva in quel silenzion di morte.
I miei passi erano lenti ed attenti tra i fogli sparsi sul pavimento. Alla parete una vecchia foto di Don Lorenzo Milano, il priore di barbiana, pendeva verso un lato. Segno indelebile del tempo trascorso e delle nuove priorità del tempo.Don Lorenzo Milani. Colui che aveva l’idea di dare un’istruzione ai poveri più poveri. “Voi – diceva – non sapete leggere la prima pagina del giornale, quella che conta e vi buttare come disperati sulle pagine dello sport. E’ il padrone che vi vuole così perchè chi sa leggere e scrivere la prima pagina del giornale è oggi e sarà domani dominatore del mondo”.
Una candele consunta a metà era appoggiata in un angolo. Accanto un pacco di fiammiferi aperto a metà. Accesi la candela.
Luce. Tanta luce.
Un’immensa parete vestita di libri rapì la mia vista. Difficile leggerne tutti i titoli per la polvere e l’incuria che se ne erano impadronite. Presi la scopa che ricordavo d’aver visto all’ingresso ed iniziai a pulire. Sistemai sulla scrivania tutti i fogli che erano sparsi sul pavimento. Erano con la parte scritta rivolta verso il basso. La facciata biancastra e pallida del foglio era ciò che vedevo. Girai la pila di fogli verso di me: erano dei temi di bambini delle scuole!
Cosa vorrai fare da grande ?
“L’astronauta sarà il mio lavoro del futuro-diceva Luca-così potrò andare sulla luna e controllare tutto ciò che succede sulla terra con un cannocchiale”. “Diventerò medico e curerò il mondo intero – questo era Andrea – perchè non mi piace vedere soffrire le persone malate”. ” Io farò il poliziotto – Giovanni – per arrestare tutti i malviventi e rendere il mondo migliore”. ” Costruirò una grande casa per tutti gli animali abbandonati – scrisse Rosa – per toglierli dalle strade.”
Il tempo trascorreva tra le mie letture in quella nuova vecchia stanza. Ora dopo ora, tema dopo tema, libro dopo libro.
Siddharta di Hermann Hesse con la sua ricerca spirituale, la Divina Commedia di Dante Alighieri e la sua regola del contrappasso, L’amico ritrovato di Fred Uhlman ed il vaolre dell’amicizia, Il fu Mattia Pascal di Pirandello con il personaggio che non era ma esisteva. E tanti altri libri mi rapirono.
Quella cultura era prigioniera di quella stanza ed io ero prigioniero di quei libri. E più leggevo, più mi sentivo piccolo verso quell’immenso sapere. Più sai e più sai di non sapere – narrava Socrate. Ed era così. La stanchezza piano piano pesava. Soffiai sulla candela e rinchiusi la porta.
Vita. Tanta vita.
Decisi di percorrere a piedi il tratto fino a casa. Le ore trascorse tra i libri mi accompagnavano mentre passavo accanto alle locandine pubblicitarie, alle insegne, ai centri commerciali.
Leggevo sulle pubblicità e mi pareva di saperne qualcosa in più, sembrava di vedere oltre ai colori ammalianti del mondo di ora. Fermandomi di fronte allo slogan di una banca, mi ricordavo dei libri di matematica che mi spiegavano il concetto delle percentuali e del tasso e del libro di diritto che mi invitava a leggere le noticine piccole piccole scritte per non essere capite. D’avanti ad una grande marca che mi decantava il sapore ed il gusto di un cibo mi tornò in mente il libro di chimica dove avevo imparato il valore dei vari conservanti e coloranti.
Quella stanza buia, polverosa e vecchia era sempre con me.
Ma era nuova, vera e contemporanea più che mai.